Agricoltura biologica: la transizione ecologica parte dai nostri prodotti

Con l’approvazione oggi al Senato della legge sull’agricoltura biologica diamo una risposta importante a un settore strategico per l’Italia, a livello nazione e internazionale, che la filiera agroalimentare attendeva da anni. Si tratta di un provvedimento al quale il Movimento 5 Stelle ha lavorato con convinzione già nel suo passaggio alla Camera e che abbiamo voluto fortemente, per valorizzare e tutelare maggiormente la nostra agricoltura.

L’Italia è leader in Europa nel settore dell’agricoltura biologica con circa 90mila imprese, oltre 2 milioni di ettari coltivati, un consumo dei prodotti (soprattutto tra i giovani) in costante crescita e rappresenta circa il 6% dell’export agroalimentare nazionale.

Tornando alla legge approvata oggi, con questa norma introduciamo azioni di salvaguardia, promozione e sviluppo della produzione agricola, agroalimentare e dell’acquacoltura con metodo biologico. A ciò si aggiunge un altro intervento molto importante: maggiori strumenti per lo sviluppo della ricerca. Tra i principi cardine di questa norma c’è anche l’introduzione del “Marchio Nazionale” che contraddistingue i prodotti ottenuti con il metodo biologico e realizzati con materie prime coltivate e allevate in Italia.

Il provvedimento, inoltre, istituisce presso il Ministro delle Politiche Agricole il tavolo tecnico per la produzione biologica, con compiti specifici quali: delineare indirizzi e definire le priorità per il Piano d’Azione Nazionale per l’agricoltura biologica, esprimere pareri sui provvedimenti di carattere nazionale ed europeo, proporre attività di promozione e individuare strategie per favorire l’ingresso e la conversione delle aziende tradizionali al biologico.

La legge sul biologico, infine, inserisce criteri più restrittivi a garanzia della qualità italiana e soprattutto un maggiore rispetto per l’ambiente. Oggi il Parlamento sta dando quindi un’importante opportunità per accrescere il nostro vantaggio produttivo nel solco della transizione ecologica, dell’economia circolare e della ricerca, ponendo l’Italia tra i primi paesi al mondo grazie al riconoscimento dei “biodistretti”.