Bloomberg a Torino: collaborazione o nuova forma di governance?

Di Andrea Russi, Capogruppo M5S Torino

È normale che una società privata e straniera abbia accesso ai dati, agli uffici e ai processi decisionali interni di un’amministrazione comunale?
E che tutto ciò che viene prodotto in quella collaborazione (materiali, report, software, documenti) diventi di sua proprietà esclusiva, mentre la Città ottiene solo una licenza d’uso, vincolata a un consenso scritto per poterli diffondere?

È ciò che prevede l’accordo tra la Città di Torino e Bloomberg Consulting LLC, società del gruppo Bloomberg Philanthropies. Un accordo che formalizza una collaborazione già attiva da due anni, e che riguarda i progetti più strategici della città: dal Piano Regolatore, con il team guidato da Amanda Burden, alla formazione dei dirigenti, alla gestione dei dati, alla comunicazione istituzionale e al city branding. Bloomberg oggi è presente in modo capillare dentro la macchina comunale, affiancando direzioni e assessorati in molti processi operativi e strategici.

Nella risposta alla mia interpellanza, la vicesindaca Favaro ha spiegato che queste clausole, sulla proprietà dei risultati e sulla riservatezza, sono frutto di una negoziazione contrattuale.
Non erano imposte: sono state accettate come compromesso per formalizzare una collaborazione già in corso.
Il risultato, però, è che parte dei contenuti e degli strumenti prodotti con i dati e le strutture del Comune non appartengono più alla Città, e non possono essere condivisi liberamente senza il consenso di Bloomberg.

Bloomberg porta competenze, metodo e relazioni internazionali, e questo è un valore.
Ma quando un soggetto privato e straniero ha accesso ai processi decisionali e ai dati di un’amministrazione pubblica, non è mai un attore neutrale.
Perché un’attività che entra così in profondità nella macchina comunale, se non è accompagnata da un controllo politico forte, rischia di orientare metodi, priorità e visioni di governo.

Una città può aprirsi a collaborazioni esterne, ma deve preservare la propria autonomia e il pieno controllo sui processi, sui dati e sui risultati che la riguardano.