In Liguria proposta di legge del Movimento per riformare i Pronto Soccorso degli ospedali

Ieri 7 luglio, è stata depositata in Regione Liguria la Proposta di legge “Interventi per la Riorganizzazione dei Pronto Soccorso e il Miglioramento della Sicurezza e dell’Assistenza nelle Aree di Emergenza della Regione Liguria” a prima firma del capogruppo regionale del Movimento5Stelle Stefano Giordano.

Il testo dell’iniziativa è stato presentato durante una conferenza stampa convocata nella Sala Piombo di Regione Liguria. Insieme a Giordano, per illustrare le criticità nazionali oltre che regionali nonché i punti salienti della riforma proposta, il deputato M5S Andrea Quartini, componente della XII Commissione Affari sociali in Parlamento e vicepresidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sulle condizioni di lavoro in Italia; il deputato e referente regionale del M5S Liguria Roberto Traversi; l’assessora M5S del Comune di Genova Tiziana Beghin; l’ex primario del Pronto Soccorso dell’ospedale Galliera Paolo Cremonesi; Maurizio Rimassa, segretario regionale Usb; e Marco Vannucci, segretario generale Uil-Fpl.

Per mesi Stefano Giordano ha denunciato (per quanto riguarda il Dl 81/08 nelle aree di emergenza degli ospedali della Liguria) un quadro allarmante già portato all’attenzione delle autorità competenti.   

Troppi rischi per operatori dei Pronto Soccorso e pazienti in attesa: il rapporto barelle/personale sanitario sbilanciato e l’affollamento registrato nelle medicine d’urgenza, è preoccupante dal punto di vista della sicurezza oltre che umiliante per chi è costretto ad attendere anche diversi giorni prima della presa in carico.

Siamo convinti che un letto, un comodino e un bagno siano condizioni essenziali per garantire ai malati che si recano in ospedale al Pronto Soccorso la dignità cui hanno diritto.

“La Pdl depositata oggi – dichiara Giordano – è stata dunque redatta tenendo presenti i dettami del Dl 81/08 per la sicurezza di cittadini e lavoratori, sentendo le parti sociali che hanno contribuito a mettere in evidenza bisogni e criticità, e ascoltando i lavoratori (medici, infermieri e Oss) quotidianamente in prima linea per assicurare ai cittadini il diritto alle cure. Oltre ad aprire un tavolo per controlli strutturali e certificazioni per ogni Pronto Soccorso al fine di normare la capienza massima di ogni struttura ospedaliera d’emergenza, proponiamo spazi di decompressione (“reparti polmone”) per garantire ai cittadini dignità e cure più appropriate; più personale sanitario nei momenti di picco, tramite una reperibilità dedicata; un piano d’emergenza trasparente e attivabile subito; risorse economiche dedicate, con fondi regionali ed europei”.

“La situazione è critica anche a livello nazionale – commenta Quartini – e lo è sotto diversi punti di vista. L’autonomia differenziata rischia addirittura di farla esplodere in maniera significativa. Purtroppo, allo stato attuale, i Pronto soccorso del nostro paese sono delle vere e proprie trincee, rappresentando una delle poche risposte offerte dal Sistema Sanitario Nazionale ai cittadini. Se non gettiamo le basi per far lavorare e far funzionare la medicina territoriale, il risultato sarà sempre lo stesso: decine di milioni di accessi ai PS (nel 2022 sono stati 17 milioni) con tempi di attesa per esami superiori alle 48 ore in quasi tutte le regioni. Per evitare che queste situazioni via via sempre più esplosive si ripetano con gravi conseguenze per la tenuta del servizio sanitario, dobbiamo riformare il sistema. Intanto, intercettando i codici bianchi facendo lavorare le Case di comunità costruite grazie al Pnrr portato in Italia dal governo Conte 2. Per evitare che queste si trasformino in cattedrali nel deserto, serve un piano di assunzioni che garantisca la presenza di ulteriori 40mila infermieri e 10mila medici. Per quanto riguarda i PS, bene la riforma proposta dal capogruppo regionale del M5S Stefano Giordano perché pensa sia al benessere dei pazienti, sia al benessere dei lavoratori, per i quali auspico anche un miglioramento salariale. Ricordo a questo proposito che in Italia i nostri medici guadagnano in media il 70% in meno dei loro colleghi dell’area Ocse, mentre per gli infermieri si parla del 100% in meno”.