
Siamo la prima regione in Italia a mettere in campo un monitoraggio continuo sui cosiddetti Pfas, le sostanze perfluoroalchiliche per garantire la massima salubrità delle acque dei rubinetti, destinate al consumo umano sul territorio regionale.
Con la firma del Protocollo d’intesa tra Regione Umbria, Usl Umbria 1 e Usl Umbria 2, Arpa e Auri, alla presenza dei vertici di Umbra Acque, Sii e Vus compiamo un passo fondamentale nel cambio di paradigma sul rapporto ambiente-salute.
Stiamo agendo con largo anticipo rispetto al panorama nazionale. Le nuove disposizioni per il controllo della qualità delle acque potabili derivano dalla Direttiva (UE) 2020/2184 e sono state recepite in Italia attraverso il D. Lgs 18/2023 e successive integrazioni del D. Lgs. 102/2025. Norme che aggiungono anche i Pfas all’elenco dei parametri chimici da analizzare.
La legge prevede che le acque debbano soddisfare i nuovi valori di parametro entro il 13 gennaio 2026. Noi non aspettiamo questa scadenza. Il Protocollo che avrà durata fino al 13 gennaio 2026 ci permetterà di acquisire informazioni, approfondite specialmente nelle aree più vulnerabili, per attuare misure di controllo più idonee.
Questo risultato è frutto di un lavoro di squadra. Il monitoraggio si sviluppa grazie alla collaborazione di tutti i soggetti che garantiscono un doppio campionamento e analisi. I gestori idropotabili eseguiranno centinaia di campioni nel trimestre ottobre-dicembre 2025, affiancati dai 72 controlli esterni effettuati dalle Aziende Usl Umbria 1 e Usl Umbria 2 tramite i laboratori di Arpa Umbria.
L’acqua dei rubinetti in Umbria è sicura quanto e più delle acque in bottiglia. Un elemento di garanzia non solo sanitaria ma anche di valore strategico, ad esempio sul fronte turistico.
La sorveglianza però non basta e serve prevenzione primaria: l’Italia deve mettere a bando i Pfas. Laddove le Regioni non possono intervenire, il Governo deve vietare definitivamente l’immissione in commercio di queste sostanze.