A L’Aia per difendere il futuro dei nostri cittadini

In diretta dal Parlamento Olandese | NO REARM NO WAR

Mentre i vertici NATO, oggi e domani, discutono all’Aia di nuovi piani di riarmo e ipotecano il futuro di milioni di cittadini europei, Giuseppe Conte ha invitato i leader progressisti europei a incontrarsi per dire NO alla guerra e SÌ a un’Europa di pace, diritti e giustizia sociale. Segui il confronto pubblico per costruire insieme un’alternativa alla follia della militarizzazione

Hanno risposto all’appello 15 partiti e movimenti da 11 Paesi europei:
Jimmy Dijk, leader del Partito Socialista Olandese
Giuseppe Conte, President of the 5 Star Movement
Yolanda Díaz, Leader of Sumar
Zoe Konstantopoulou, President of Course of Freedom
Fabio De Masi, MEP, BSW
Michael McNamara, MEP, Renew
Antoni Comín Oliveres, Junts
Jeremy Corbyn, MP Uk
Özlem Demirel, MEP, Die Linke (Germany)
João Oliveira, MEP, PCP (Portugal)
Jaime Caro, Politologo e consulente di relazioni internazionali nel Movimiento Sumar (Spain)
Marc Botenga, MEP, PTB (Belgium)
Lieke van Rossum, President of SP (Netherlands)
Giorgos Georgiou, MEP, Akel.
Rudi Kennes, MEP, The Left (Belgium)
Ana Miranda Paz, MEP, BNG/Greens (Spain)


Qui di seguito riportiamo l’appello pubblico che il Presidente Giuseppe Conte ha rivolto lo scorso giovedì 19 giugno 2025 ai leader dei partiti progressisti europei per un momento di confronto pubblico, nel giorno del Vertice NATO – martedì 24 giugno – e proprio a L’Aia contro le politiche di riarmo e l’aumento della spesa per la difesa.

Il prossimo summit Nato in programma a L’Aia il 24 e 25 giugno rischia di ipotecare il futuro di milioni di cittadini europei. 

Se la proposta di aumentare le spese del comparto della difesa fino al 5% del PIL venisse accolta, i soli Paesi europei aderenti alla Nato spenderebbero oltre 500 miliardi di euro in più all’anno, quasi triplicando la spesa attuale. Se questo aumento venisse contenuto al 3,5% del PIL, la spesa salirebbe di 270 miliardi.

Siamo di fronte a un bivio storico, a un’urgenza che impone di scegliere da che parte stare. Dal conflitto russo-ucraino ai crimini a Gaza fino all’escalation in Iran, l’Unione europea ha dimostrato un’inconsistenza politica che forse non ha precedenti nella storia. All’immane tragedia della pandemia l’Europa ha risposto con investimenti economici e sociali per mettere davvero in sicurezza le famiglie e le imprese e consentire una pronta ripresa nel segno della solidarietà.

Oggi alle tensioni internazionali l’Europa risponde con un pericoloso Piano di Riarmo affidato alla capacità e alla volontà dei singoli Stati membri. Già tredici Paesi europei hanno chiesto alla Commissione europea di autorizzare l’uso della clausola di salvaguardia per aumentare gli stanziamenti per la difesa. Altri Paesi seguiranno, una volta calato il sipario del vertice Nato.  

Questi fondi verrebbero distratti da altre priorità: la sanità, l’istruzione, i trasporti pubblici, gli investimenti per le piccole e medie imprese, mettendo a rischio la tenuta economica e sociale dei nostri Paesi, rendendo la popolazione meno sicura e più vulnerabile. Contrastiamo con forza l’idea che il riarmo sia sinonimo di maggiore sicurezza.

È esattamente il contrario. Quando gli Stati riempiono i propri arsenali confidando di accrescere la propria sicurezza armandosi, gli altri Paesi si sentono minacciati e accrescono gli investimenti in armi. Tutto questo genera sempre maggiore insicurezza. D’altra parte la storia insegna che quando si genera una spirale di minacce e contro-minacce di guerra, la guerra arriva davvero.

Milioni di cittadini hanno manifestato la loro contrarietà a tutto questo, alla volontà di militarizzare l’economia europea con il piano da 800 miliardi lanciato da Ursula Von der Leyen, con l’uso dei fondi di coesione per la difesa, con la trasformazione della BEI in banca che investe anche in progetti legati alla difesa e, da ultimo, con la proposta di utilizzare le risorse residue di Next Generation Eu, destinate a rinforzare il modello sociale europeo, per sempre nuove spese militari. 

In un mondo in cui gli Stati fanno a gara per acquistare lo status di potenze nucleari, solo le politiche di pace e del dialogo rappresentano il migliore investimento in sicurezza possibile e il miglior antidoto a questo ruvido antagonismo fra blocchi contrapposti che ci sta lentamente, ma inesorabilmente, portando verso un conflitto di portata globale. Nell’assenza di un vero dibattito pubblico a livello europeo e a livello nazionale, stiamo assistendo alla trasformazione in poche settimane del welfare europeo – a cui abbiamo lavorato per decenni – in warfare.

Per anni le vite delle nostre ragazze e ragazzi e tutte le scelte politiche potrebbero essere vincolate a una economia di guerra, che per sostenere gli investimenti e gli introiti delle industrie militari avrà bisogno di sempre più conflitti e di un’Europa sempre più drammaticamente lontana dalla sua vocazione: ricerca ostinata della sicurezza attraverso il dialogo e la pace, crescita sociale, tutela dei diritti. Tutto questo è inaccettabile e noi, come rappresentanti politici ma innanzitutto come cittadini europei, abbiamo il dovere di non rassegnarci, anche a nome delle tante persone che sono scese e scenderanno in piazza per dire che un altro futuro è possibile.

Ora l’urgenza è massima, il punto è di non ritorno. Le decisioni che vengono prese a L’Aia nel vertice Nato ci impongono di trasformare la spinta di tanti cittadini europei in azioni politiche concrete. Mi rivolgo dunque a tutti i rappresentanti politici europei contrari a questa folle corsa al riarmo, che sono convinti che il momento di agire è ora, che credono di dover difendere i valori della pace e del dialogo fra i popoli: riuniamoci a L’Aia anche noi in quei giorni cruciali per dare voce a un’altra idea di Europa. Confrontiamo e facciamo dialogare le nostre idee a L’Aia per ricostruire il nostro futuro, minacciato da questa scellerata corsa al riarmo. 

Vediamoci il 24 giugno alle ore 14:00 presso la sede del Parlamento olandese, a L’Aia. Gli amici del partito olandese PS – il leader Jimmy Dijk, la Presidente del Partito Lieke van Rossum e il responsabile internazionale Gerrie Elfrink – che ringrazio sentitamente, ci hanno messo a disposizione uno spazio per questo confronto: saremo in una delle case della democrazia europea, mentre a una distanza di pochi passi i nostri governanti saranno chiamati a prendere delle decisioni che potrebbero ipotecare il futuro di tutti noi nel segno del riarmo e di scenari di guerra. 

Un giorno i nostri figli ci presenteranno il conto di scelte sbagliate prese sulla loro testa. Noi dobbiamo fare di tutto, ora, per contrastarle.

Giuseppe Conte
Presidente del Movimento 5 Stelle



In The Hague to Safeguard Our Citizens’ Future


Below is the public appeal issued by President Giuseppe Conte to the leaders of Europe’s democratic and pro-peace parties, inviting them to a moment of public dialogue during the NATO Summit — taking place on 24 June in The Hague — to oppose rearmament policies and increased defence spending.

The upcoming NATO summit in The Hague on June 24–25 could have profound consequences for millions of European citizens.

If the proposal to raise defence spending to 5% of GDP is approved, NATO member states in Europe alone would collectively allocate over 500 billion euros more per year, nearly tripling current expenditures. Even if the increase were capped at 3.5% of GDP, the additional annual spending would still amount to 270 billion euros.

We stand at a pivotal moment that demands a clear decision about where we stand. From the Russian-Ukrainian conflict to the atrocities in Gaza to rising tensions in Iran, the European Union has exhibited an unprecedented level of political inconsistency.

In the face of the pandemic’s immense tragedy, Europe responded with bold economic and social investments to safeguard families and businesses, ensuring a swift recovery rooted in solidarity. Yet today, in response to international instability, Europe is pursuing a precarious rearmament strategy, one left to the discretion of individual member states. Thirteen European countries have already urged the European Commission to invoke the safeguard clause to expand defence funding. As the NATO summit concludes, others are likely to follow.

Diverting these funds from critical sectors (healthcare, education, public transport, and investments in small and medium-sized businesses) would undermine economic and social stability, leaving our nations more vulnerable rather than safer.

We strongly reject the notion that rearmament leads to greater security. In reality, it has the opposite effect. When states stockpile weapons in an attempt to protect themselves, other nations perceive a threat and respond by increasing their own military spending. This cycle of escalation fosters growing insecurity, not safety.

History has shown that when tensions spiral into a continuous exchange of threats, war is no longer just a distant possibility—it becomes a tragic reality.

Millions of citizens have voiced their strong opposition to the push to militarize the European economy. This resistance extends to the 800-billion-euro plan introduced by Ursula von der Leyen, the redirection of cohesion funds toward defence, the transformation of the European Investment Bank (EIB) into a financial institution that supports defence-related projects, and, most critically, the proposal to repurpose the remaining resources of Next Generation EU, originally intended to strengthen the European social model, for yet more military spending.

In a world where nations vie for nuclear status, peace and dialogue remain the most valuable investment in security and the strongest antidote to the deepening antagonism between opposing blocs, which is slowly but inexorably pushing us toward a global conflict.

Yet, without genuine public debate at the European and national levels, we are witnessing – within mere weeks – the transformation of the European welfare system, built over decades, into a machinery of war. The future of our youth and political choices could become tied to a war economy, one that, to sustain military industries, will demand constant conflict driving Europe further away from its true purpose: security through diplomacy, social progress, and the protection of fundamental rights.

This shift is unacceptable. As political representatives, but above all as European citizens, we have a duty to resist, on behalf of the countless individuals who have already taken to the streets and those who will continue to do so, because a different future is possible.

The urgency has never been greater, we have reached the point of no return. The decisions made at the upcoming NATO summit in The Hague demand that the determination of countless European citizens be transformed into concrete political action.

I call on all European political representatives who oppose this reckless arms race, those who recognize that the moment to act is now, who believe in defending the values of peace and dialogue among nations. Let us unite in The Hague on these critical days to give voice to a different vision for Europe.

Through discussion and collaboration, let us bring our ideas forward, fostering dialogue in The Hague to reclaim and rebuild our future, one threatened by the dangerous path of militarization.

Let’s come together on June 24 at 2:00 PM at the Dutch Parliament in The Hague. Thanks to the generous support of our friends from the Dutch PS party – leader Jimmy Dijk, Party President Lieke van Rossum, and international leader Gerrie Elfrink, whom I sincerely thank – we have been given a space for this crucial discussion.

We will gather in one of the pillars of European democracy, just steps away from where leaders will be making decisions that could shape our collective future, decisions that risk steering Europe toward rearmament and escalating conflict.

Let’s seize this opportunity to make our voices heard and stand for a different path.

“One day, our children will hold us accountable for the wrong choices made without their voice. We must act now—before it is too late—to oppose them.”

Giuseppe Conte,
former PM of Italy
President of the 5 Star Movement