Arresti in Liguria: la giunta Toti ne tragga le conseguenze

Il presidente di Regione Liguria, da questa mattina agli arresti domiciliari, è accusato dalla Procura di Genova di corruzione ambientale, corruzione per atti contrari a doveri d’ufficio e promesse elettorali.

È un autentico terremoto giudiziario e a farne le spese in termini di credibilità è la maggioranza di centrodestra che guida la Liguria dal 2015. Destinatari di misure cautelari anche altri big come l’ex presidente dell’Autorità Portuale Paolo Emilio Signorini, oggi amministratore delegato e direttore generale di Iren, e l’imprenditore portuale Aldo Spinelli, ex presidente dei club calcistici Genoa e Livorno.

Allarmante pure il secondo filone di indagine: lo spettro del voto mafioso. C’è infatti un’ulteriore parte dell’inchiesta che si concentra su pacchetti di voti che spiegherebbero il boom elettorale del partito di Toti, che alle regionali del 2020 aveva ottenuto lo straordinario risultato del 22% (surclassando partiti della sua stessa maggioranza ben più radicati a livello nazione, come la Lega, 17%, Fratelli d’Italia, 10%, Forza Italia, 5,7%). Dietro quell’exploit ci sarebbero – secondo gli inquirenti – pacchetti di voti garantiti da personaggi vicini a clan mafiosi nisseni originari di Riesi, confluiti nel boom di preferenze registrate da vari candidati totiani. In questo filone, anche il braccio destro di Toti, il suo capo di gabinetto Matteo Cozzani per cui Procura La Spezia ha disposto gli arresti domiciliari: è indagato per promesse elettorali aggravate dal metodo mafioso, mentre Toti è indagato per il solo reato di promesse elettorali.

Il gruppo regionale del MoVimento 5 Stelle ha già chiesto le dimissioni della Giunta regionale ligure. In tutti questi anni i consiglieri pentastellati – Fabio Tosi e Paolo Ugolini – hanno  più volte segnalato e denunciato, anche con esposti, diverse operazioni quantomeno discutibili. Si tratta di una mole enorme di attività e “sponsorizzazioni” sospette, nonché di utilizzo “allegro” di fondi pubblici.

Di fronte alla gravità delle accuse, anche i parlamentari delle commissioni giustizia di Camera e Senato del Movimento 5 stelle e i liguri Luca Pirondini e Roberto Traversi, nonché le europarlamentari Tiziana Beghin e Maria Angela Danzì, chiedono con forza che l’esecutivo faccia un passo di lato subito.