Attacco hacker paralizza l’azienda sanitaria della provincia dell’Aquila: pessima gestione della crisi dalla Giunta Marsilio

In regione Abruzzo un attacco Hacker ha messo in ginocchio la ASL 1 di Avezzano- Sulmona- L’Aquila.  Il 3 maggio l’azienda sanitaria che copre il territorio della provincia dell’Aquila ha subito un blocco dei sistemi informatici, che poco dopo è stato rivendicato da un gruppo hacker noto come Monti, che ha dimostrato di aver esfiltrato dati sensibili di personale e pazienti.

Per la Asl 1 un danno enorme: il sistema è quasi totalmente bloccato, le spettanze per il personale sono a rischio e la prima tranche di dati, corrispondenti a circa 10 GB, sono stati pubblicati sul dark web dal gruppo di cyber criminali che ha rivendicato l’attacco.  La pubblicazione ha confermato quanto il Movimento 5 Stelle Abruzzo sta denunciando ormai dal 4 maggio, quando il Consigliere Giorgio Fedele ha reso nota la divulgazione del primo referto medico sul deep web che il gruppo di hacker ha svelato come “sample” per provare l’avvenuta esfiltrazione dei dati. 

L’aspetto più grave di questa situazione, oltre ovviamente alla questione legata alla Privacy,  riguarda l’erogazione delle prestazioni sanitarie nella provincia dell’Aquila che sono ferme, o estremamente depotenziate, a causa dell’impossibilità di utilizzare forme di supporto digitale all’interno dei presidi sanitari. Cartelle cliniche, prenotazioni, esami del sangue ecc. Tutto bloccato.  I consiglieri regionali del M5S  a tutela dei cittadini e del diritto alla salute, hanno chiesto al Presidente Marsilio e alla sua Giunta un atto di trasparenza e responsabilità per avere chiarimenti concreti sulle ripercussioni che l’attacco criminale ha avuto sull’erogazione dei servizi. Hanno chiesto più volte, sin dall’inizio della vicenda, informazioni su come si intende garantire le prestazioni sanitarie a un’intera provincia, in cui attualmente il diritto alla salute non è pienamente garantito.

Ma dalla maggioranza composta da Fratelli D’Italia, Lega e Forza Italia, non sono arrivate delucidazioni. L’Abruzzo sta vivendo un disastro nel silenzio e nella totale assenza sul territorio da parte di chi è al Governo della Regione. Sia chiaro, nessuno ha mai preteso che la Regione rivelasse pubblicamente quali azioni tecniche la task force stia mettendo in campo per arginare il furto dei dati, come qualche esponente di centrodestra ha asserito tentando di buttare tutto in caciara.

I consiglieri del Movimento 5 Stelle hanno chiesto al Presidente di Regione di fare esclusivamente il Presidente di Regione, di essere vicino ai territori, ai cittadini che hanno subito un furto di dati e agli operatori, che con enorme sacrificio stanno lavorando in condizioni estreme. Hanno, quindi, formalizzato una richiesta al Presidente del Consiglio regionale per inserire nella prossima seduta utile un punto all’ordine del giorno che inviti la Giunta a relazionare in merito alle azioni messe in campo dalla maggioranza, di concerto con la Asl 1, per conoscere quali azioni sono poste in essere per consentire alle strutture di erogare i servizi, anche in questa situazione emergenziale, e garantire così il diritto alle cure a un bacino di utenza di circa 300mila persone.

Hanno chiesto anche di riferire su cosa si sta facendo per evitare che tutto si ripeta nelle altre 3 aziende sanitarie della regione, sollecitando uno stress test dei sistemi così da garantire la tenuta e permettere, come si fece durante l’emergenza generata dal sisma 2009, alle altre province di scendere in campo per  snellire i servizi che al momento non sono erogabili in provincia dell’Aquila. Alla battaglia dei consiglieri regionali, che compattamente si sono uniti per dare senso di vicinanza alla popolazione della provincia dell’Aquila,  si è unita la Senatrice abruzzese Gabriella Di Girolamo, che  ha presentato un’interrogazione parlamentare per avere delle risposte sull’entità del danno, su eventuali responsabilità da parte degli organi preposti al controllo e alla risposta all’attacco, oltre che sulla tempistica di ripristino dei servizi. L’interrogazione chiama in causa il presidente del Consiglio e il ministro della Salute e, per loro tramite, anche il garante della Privacy visto che questa operazione è ormai possibile con il nuovo regolamento del Senato.