Renzi-Open, ecco perché al Senato votiamo contro

Di Mariolina Castellone

Dichiarazione di voto sul conflitto d’attribuzione proposto da Matteo Renzi per l’indagine a suo carico

Grazie Presidente,
Oggi discutiamo se il Senato debba promuovere un conflitto di attribuzione tra poteri dello stato innanzi alla corte costituzionale con riguardo agli atti della procura di Firenze nei confronti del senatore Renzi.

Anticipo con chiarezza che non consideriamo sufficienti gli elementi a disposizione per ritenere che tale conflitto possa essere sollevato ma su questo tornerò in seguito.

Il senatore Renzi poco fa ha detto che si discute di dignità della politica. E allora Presidente ritengo indispensabile portare il nostro punto di vista su cosa sia la dignità della politica. Su quale debba essere il ruolo della politica, anche alla luce del dibattito che si è sviluppato nel Paese intorno a questa vicenda e su come secondo noi l’attività dei parlamentari, degli esponenti di governo e più in generale di chiunque facendo politica compia valutazioni e assuma decisioni per conto di tutti i cittadini, sia e debba essere sottoposta sempre ad una valutazione etica.

L’etica è certamente la responsabilità di rendere conto delle proprie azioni e per un politico l’etica è rendere conto agli elettori del proprio operato, sempre, in modo trasparente e chiaro. Il fine della politica dovrebbe essere invece la capacità di generare il bene comune e l’individuazione del percorso per raggiungere quel bene.
Il rapporto tra etica e politica deve quindi essere sempre positivo ma diventa negativo ogni qualvolta un politico non lavora più per il bene comune.

Quello che questa discussione rende inoltre certamente palese Presidente è come, a 30 anni da Mani Pulite, il tema del finanziamento ai partiti resti ancora un nodo da sciogliere, e non sono bastate le leggi approvate finora poiché evidentemente non può bastare spostare il finanziatore da pubblico a privato se poi non è garantita la trasparenza visto che ancora oggi i soggetti di diritto privato, ovvero le fondazioni, non hanno alcun obbligo di rendicontazione.

In realtà solo grazie alla legge Spazzacorrotti del nostro ministro Bonafede le fondazioni sono state equiparate ai partiti quando hanno al proprio interno esponenti di forze politiche, ma questo sostanziale passo avanti che è stato fatto va rafforzato dall’approvazione in tempi rapidi di una legge che disciplini l’attività lobbistica. Una legge in realtà c’è già, ed è già stata approvata alla camera ed è ancora una volta una legge del M5S.

Lavoriamo a questo colleghi, perché il problema non è se esiste qualcuno che ha a cuore il buon funzionamento di una forza politica e vuole finanziarla. Il problema è eliminare le zone grigie nei rapporti tra un politico, o una forza politica, e un portatore di interessi. 
Non è del resto per finalità formali o burocratiche che l’organo del Consiglio d’Europa che si occupa di lotta alla corruzione ha sollecitato il nostro Paese ad adottare una vera, seria, legge sul conflitto d’interessi. E’ evidente che la questione esiste, ed è una questione ancora una volta etica.
Per gli stessi motivi, colleghi, è dovere di quest’aula adottare quanto prima un codice deontologico dei senatori.

Oggi abbiamo anche sentito parlare molto in quest’aula di tutela dell’autonomia della politica, ma se questa autonomia è intesa come autoreferenzialità, oppure come autonomia rispetto agli interessi collettivi, allora possiamo ancora parlare di politica intesa come tendere al bene comune o siamo piuttosto all’antitesi della politica, all’antipolitica?

Del resto era lo stesso senatore Renzi durante una trasmissione televisiva nel 2018 a dire che la politica si fa seguendo un ideale, non i soldi, e che sulla trasparenza non avrebbe fatto sconti a nessuno. E noi condividiamo in pieno quanto diceva il senatore Renzi nel 2018, parole belle. Però poi a seguire ci dovrebbe essere l’attuazione dei principi contenuti in quelle parole.

Noi siamo anche fermamente convinti che quando la politica passa dalla logica di servizio alla logica di potere allora anche i partiti diventano le centrali del potere e non più, come prevede la nostra carta costituzionale, quei mediatori tra cittadini e Stato nel percorso verso il bene comune.

E quando al centro dell’azione politica non c’è più il bene comune, ma solo quello di una parte o di un singolo, lo Stato non è più il luogo in cui i cittadini si riconoscono o l’ente da cui si sentono tutelati ma diventa piuttosto una controparte a cui opporsi, quasi un nemico del bene comune da combattere.

Questo è quello che vogliamo?
Che i cittadini continuino a vedere lo Stato come un nemico ed i parlamentari come privilegiati attaccati alle poltrone e al proprio potere o vogliamo piuttosto adoperarci tutti insieme, ciascuno con le proprie azioni, per rafforzare quel rapporto di fiducia tra Stato e cittadini?

Mai come in questo momento mi auguro sia chiaro a tutti quanto sia indispensabile rafforzare la coesione sociale per recuperare quel senso di fiducia nelle istituzioni che è alla base della condivisione necessaria perché tutti i cittadini possano contribuire a quel progetto sociale che deve guidare la ripartenza di questo Paese dopo la pandemia.

E se vogliamo rafforzare la coesione sociale il futuro va costruito su tre pilastri: la fiducia dei cittadini (che si basa sulla trasparenza, anche delle nostre azioni), la partecipazione dei cittadini (che devono agire da protagonisti delle scelte pubbliche), e la solidarietà. A cui si aggiunge la tutela del bene comune o, come diciamo spesso, dei beni comuni.

In conclusione Presidente il Movimento 5 stelle ritiene che la trasparenza debba contraddistinguere sempre l’operato della classe politica per alimentare la fiducia dei cittadini nelle istituzioni evitando il rischio che il confine tra politica e affari, tra cosa pubblica e tornaconto personale si possa assottigliare fino a scomparire.

Quindi oggi il Movimento 5 stelle voterà convintamente contro la richiesta di conflitto di attribuzione perché, sulla base degli elementi a disposizione, risulta che questa indagine era diretta ad una terza persona e questo caso dunque non andava richiesta l’autorizzazione preventiva del Senato, che può intervenire solo in caso di concreto utilizzo degli atti in esame, cosa non ravvisabile in questa circostanza.
Mancano pertanto gli elementi necessari per configurare e sostenere la richiesta di conflitto di attribuzione tra poteri dello stato e per questo motivo ribadisco il nostro voto contrario.