Sospendiamo subito i debiti bancari per le imprese in difficoltà

Le garanzie pubbliche sulla liquidità, ideate dal governo Conte II nella primavera del 2020, hanno salvato dal fallimento migliaia di imprese, soprattutto piccole e medie.

Il merito, nello specifico, va al Fondo di garanzia per le PMI, al Fondo Sace e alla moratoria sui prestiti ad aziende e famiglie, che hanno scongiurato una crisi duratura e consentito al Paese di tornare a crescere a ritmi sostenuti già dal 2021. I dati parlano chiarissimo: 221 miliardi di finanziamenti garantiti per il Fondo PMI, 32,3 miliardi per SACE e 44 miliardi di moratorie ancora attive.

Il 31 dicembre, però, i termini per le moratorie sono scaduti, mentre è prevista la scadenza a giugno 2022, cioè tra pochi mesi, dei due fondi di garanzia, che nel frattempo sono stati rivisti al ribasso.

Il M5S ha preso posizione in tempi non sospetti facendo notare che l’emergenza economica è ancora pienamente in atto per decine di migliaia di imprese. Non basta infatti ritrovare la crescita per tornare alla normale operatività dopo una recessione così grave come quella del 2020 (-8,9% di Pil) anche perché tuttora rimangono restrizioni alla mobilità che penalizzano i consumi, soprattutto in alcuni settori economici come il turismo, l’intrattenimento e la ristorazione.

Ecco perché, come annunciato dal nostro Giovanni Currò, vicepresidente della commissione Finanze, interverremo al più presto con un emendamento parlamentare per ripristinare la moratoria e allungare i termini dei fondi di garanzia, e invitiamo il governo a liberare tutta la “potenza di fuoco” di SACE, oggi limitata da un decreto attuativo che tarda ormai da mesi ad arrivare. Su quest’ultimo punto in particolare è intervenuta anche l’Associazione Bancaria Italiana (ABI), che invita il Ministero dell’Economia e delle Finanze a fare presto.

Il Paese è tornato a correre, ma di fronte ai rischi internazionali di raffreddamento economico e ai sacrifici patiti negli ultimi due anni dai nostri imprenditori non possiamo voltarci dall’altra parte.