
Una proposta di legge per spezzare il silenzio. È questo l’obiettivo dell’iniziativa presentata dal Movimento 5 Stelle del Lazio in Consiglio regionale, per affrontare, finalmente in modo sistematico, due grandi emergenze ambientali e sanitarie: amianto e radon. Non si tratta solo di norme, ma di un atto di responsabilità verso i cittadini, spesso lasciati soli a convivere con pericoli invisibili che colpiscono la salute nei luoghi più insospettabili. Dopo anni di ritardi e omissioni, la proposta chiede trasparenza, prevenzione, bonifiche. Chiede che la Regione faccia la sua parte.
Un piano che parte dai numeri
Nel Lazio, secondo l’ultimo censimento disponibile, restano ancora oltre 5 milioni di metri quadrati di coperture in amianto. Parliamo di scuole, ospedali, edifici pubblici e privati che continuano a rappresentare un pericolo per la salute. Sebbene la legge nazionale del 1992 ne abbia vietato l’utilizzo, la Regione non ha mai approvato un piano operativo di gestione e bonifica, previsto già dal 2001. A questo si aggiunge una grave mancanza di trasparenza: non esiste un registro pubblico aggiornato dei siti contaminati, né una mappa dei soggetti esposti o un sistema strutturato di sostegno per le vittime.
Le conseguenze sono visibili: centinaia di nuovi casi di mesotelioma maligno ogni anno, con un tasso di mortalità che resta costantemente alto.
A questa emergenza si somma quella del radon, gas radioattivo naturale e seconda causa di tumore al polmone dopo il fumo. L’Istituto Superiore di Sanità e l’ARPA Lazio hanno rilevato livelli oltre la soglia di rischio in numerose abitazioni e scuole, in particolare nei Castelli Romani, nel viterbese e nelle zone a nord di Roma. Eppure, nonostante le direttive europee lo impongano dal 2013, manca ancora un piano regionale per il monitoraggio e la bonifica.
Cosa prevede la proposta
La proposta di legge interviene su più fronti:
• Approvazione del Piano Regionale Amianto entro sei mesi, con aggiornamenti biennali.
• Istituzione di registri pubblici per i siti contaminati e per le persone esposte all’amianto per motivi professionali o ambientali.
• Creazione di sportelli informativi nelle ASL e potenziamento dei centri di riferimento sanitari per la diagnosi precoce.
• Cure gratuite per le vittime, in attesa del riconoscimento da parte dell’INAIL.
• Un fondo regionale di solidarietà per sostenere le spese legali, sanitarie e assistenziali di chi si ammala.
• Incentivi fino al 65% per la rimozione dell’amianto e la sostituzione con impianti fotovoltaici.
Per il radon, la legge prevede:
• L’avvio di una mappatura regionale dettagliata, campagne di informazione, e il sostegno economico alle famiglie che affrontano interventi per mitigarne gli effetti.
• L’ampliamento della platea dei professionisti autorizzati a validare i progetti di risanamento, inserendo tra questi anche i tecnici inscritti all’Ordine dei Geologi, con comprovata esperienza in materia di rischio radon.
Il diritto alla salute per tutti
“Abbiamo il dovere di non lasciare nessuno indietro – spiegano i consiglieri regionali Adriano Zuccalà e Valerio Novelli – Chi si ammala per aver respirato amianto o radon non può essere costretto ad affrontare da solo le conseguenze. Serve un’assunzione di responsabilità collettiva e istituzionale”.
La proposta si ispira alle buone pratiche già adottate in regioni come l’Emilia-Romagna e il Piemonte, ma introduce elementi innovativi sul fronte della trasparenza, della semplificazione delle procedure e del sostegno economico diretto. Ora la palla passa al Consiglio Regionale: se approvata, questa legge potrebbe finalmente dotare il Lazio degli strumenti necessari per affrontare in modo strutturato due minacce sanitarie spesso ignorate. E, soprattutto, dare risposte concrete a cittadini.