In Lombardia la destra boccia la mozione sul Salario minimo del M5S

Il centrodestra in Regione Lombardia dice no al salario minimo legale. La maggioranza del Consiglio regionale ha bocciato la mozione presentata dal Movimento 5 Stelle e sostenuta da: Partito Democratico, Alleanza Verdi e Sinistra e Patto Civico. Il testo intendeva sostenere le ragioni della misura a tutela della giusta retribuzione del lavoro e la difesa dei lavoratori più deboli.

Abbiamo chiesto a Regione Lombardia di attivarsi nei confronti di Governo e Parlamento affinché venisse approvata con urgenza una legge sul salario minimo. Hanno detto di no, mostrando ancora una volta il proprio sprezzante volto nei confronti delle fasce più deboli della popolazione, le uniche con le quali questo governo è stato capace di mostrarsi forte. Il centrodestra lombardo non venga più a parlarci di futuro, di giovani, di parità salariale fra uomini e donne, di inclusione sociale. Questa era l’occasione, hanno scelto di perderla.

In Lombardia (il dato è riferito al 2020), l’11,6% dei lavoratori dipendenti è classificato come lavoratore povero. I working poor si concentrano tra le categorie maggiormente svantaggiate sul mercato del lavoro: donne, giovani, e immigrati. La differenza di genere risulta molto ampia, con il 19% di lavoratrici povere rispetto al 5% dei lavoratori. I giovani nella fascia 15-24 anni registrano un’incidenza di working poor del 28%, mentre tra i lavoratori più anziani è del 10-12% con un minimo del 9% nella fascia 45-54 anni.

Spesso alla propaganda del centrodestra piace paragonare la Lombardia alle aree più ricche d’Europa. Nel merito il paragone esiste, però solamente nella loro retorica. In Germania, il salario minimo, a fine 2022, è aumentato da 10,45 a 12 euro lordi all’ora, per un totale di 2.080 lordi mensili. In Olanda, dove il salario minimo esiste dal 1969, ammonta a 1.934,40 lordi grazie al recente aumento del 10,15%.

Discorso a parte merita la vicina Svizzera. Secondo la legge federale svizzera, dove pur non esistendo una legge nazionale, cinque cantoni hanno implementato i salari minimi: si va da circa 19,75 (20,31 euro ca.) franchi lordi all’ora definiti dal Canton Ticino, ai 24 franchi dal Cantone di Ginevra (24,45 euro).

Quella del centrodestra in Lombardia è una scelta in linea con le politiche del governo nazionale, che sul tema ha preferito prendere in giro gli italiani, nascondendosi dietro il Cnel di Brunetta. In questi giorni centinaia di migliaia di cittadini stanno sostenendo la raccolta firma attiva in tutta Italia, per l’introduzione del salario minimo. Da trent’anni a questa parte gli stipendi medi degli italiani scendono, mentre in Europa salgono. E questo anche senza considerare gli aumenti senza precedenti (benzina, carrello della spesa, mutui, caro-energia) dei quali siamo tutti vittime da quando il centrodestra è al governo. È evidente che gli strumenti ad oggi a disposizione non sono sufficienti per consentire a milioni di italiani di non vivere in povertà, motivo per cui non è più accettabile nascondersi dietro la contrattazione collettiva. Lo ha messo nero su bianco anche una recente sentenza della Corte di cassazione che nella sentenza 27711/23 pubblicata il 2 ottobre, ha scritto: “che nel nostro ordinamento una legge sul ‘salario legale’ non possa realizzarsi attraverso un rinvio in bianco alla contrattazione collettiva”. Ribadendo quello che il Movimento 5 Stelle sostiene da anni: serve una legge sul salario minimo, da aggiungere agli strumenti esistenti, per mettere fine al lavoro povero in Italia.