Su prezzi folli del gas tre piani di intervento

di Daniele Pesco e Andrea Cioffi

Sulle bollette di luce e gas sta andando in scena una speculazione che ha un percorso molto preciso. Una speculazione di pochi soggetti noti, come spesso accade e con varie complicità europee, che viene alimentata sulle spalle di milioni di cittadini e imprese. Non è ammissibile.

Ecco quello che accade. Il centro nevralgico di queste speculazioni è il TTF (Title transfer facility), una piattaforma olandese di trading del gas. Si tratta di una sorta di mercato virtuale in cui centinaia di operatori, anche soggetti finanziari come hedge fund, contrattano volumi di gas virtuale con ampio utilizzo dei cosiddetti ‘futures’ e derivati. Il tutto per quantità superiori di 10 volte al volume reale del gas disponibile sul mercato. E già questo ci fa capire quanto il meccanismo finanziario sia scollegato dall’economia reale.

Con i contratti ‘futures’, di fatto, si scommette su prezzi futuri della materia prima e se queste scommesse sono al rialzo, anche sulla base di un mero gioco speculativo, ne deriva che gli incrementi si trasferiscono sul prezzo del gas ‘vero’, quello che viene venduto a famiglie e imprese. Sembra un paradosso, ma quel prezzo frutto di speculazioni e scommesse è utilizzato come riferimento dall’Arera, l’Authority sull’energia, per determinare il costo delle nostre bollette del mercato tutelato.

Quello che non tutti sanno, ma che dobbiamo dire, è che la piattaforma TTF è gestita da una società che si chiama Gasunie, colosso delle infrastrutture energetiche che a sua volta fa capo al 100% allo Stato olandese. Ebbene sì, la principale piattaforma che fornisce una sponda ai fenomeni speculativi è controllata da un Paese europeo (e forse non sarà proprio casuale che l’Olanda sia tra i Paesi che si stanno opponendo a un calmieramento dei prezzi del gas).

E’ questo perverso meccanismo a determinare i siderali incrementi dei costi del gas decritti da ultimo ieri in Senato dal ministro Cingolani: se un anno fa un metro cubo di gas costava 30 centesimi, oggi siamo arrivo a 1,50 euro; di conseguenza se per riempire i nostri siti di stoccaggio un anno fa avremmo dovuto pagare 3 miliardi di euro, oggi saremmo costretti a pagarne 15.

Non è accettabile che all’interno di una crisi pandemica ed energetica come quella che stiamo vivendo, ‘pistoleri’ della finanza e colossi energetici facciano soldi a palate mentre intere filiere produttive sono allo stremo.

Per contrastare questi fenomeni speculativi bisogna avere coraggio. Ci sono tre livelli di intervento. 

Il primo non può che essere internazionale, per provare a riallineare le quantità di gas scambiate con i contratti futures ai reali volumi disponibili. Questo richiederebbe una sezione specifica di discussione all’interno dell’Organizzazione mondiale del commercio, che è la sede propria per ridefinire le regole internazionali del gioco. Gioco in questo momento fatto sulla pelle delle persone.

A livello europeo dobbiamo immaginare un coinvolgimento della Bce nell’acquisto dei futures per contrastare le tendenze speculative degli operatori privati. Del resto nello statuto della banca centrale c’è proprio la stabilità dei prezzi.

Da un punto di vista interno una soluzione può essere quella di sganciare il prezzo del gas, che a sua volta influenza l’elettricità, da quello prodotto dalla ‘roulette’ speculativa della piattaforma olandese TTF. Su questo punto il M5S si appresta a depositare una mozione per impegnare il Governo proprio in questa direzione.

Dobbiamo evitare che la finanza inquini un mercato che mette cittadini e imprese spalle al muro.