Energia, dove vogliamo andare?

I cambiamenti climatici e le guerre in atto ci impongono un veloce cambio di passo, soprattutto oggi che abbiamo a che fare con un’agenda di governo rachitica e senza visione.

Tutto di questo Governo indica una vocazione antistorica incentrata sulle fonti fossili. Il target di nuova potenza rinnovabile non è sufficiente rispetto agli impegni presi, così come i livelli di riduzione delle emissioni e dei consumi. Una prospettiva che rallenta la soluzione vera ai problemi di decarbonizzazione e di costo dell’energia, quella di accelerare con l’installazione di impianti rinnovabili, ai quali verrebbero detratti invece investimenti importanti.

Basare la sicurezza energetica del nostro Paese sul fossile è un errore perché, oltre alla dipendenza dall’estero che non verrebbe eliminata, si continuerebbe a fare riferimento a un mercato dell’energia volatile e sempre più instabile, che pesa sulle bollette.

Noi non crediamo alle logiche delle fossili, e non per ideologismo, ma perché già oggi vediamo che non fanno altro che perpetrare lo status quo che ci ha portato nella situazione di emergenza climatica, energetica e ambientale in cui ci troviamo. Una situazione che il Governo Meloni continua a non affrontare, mettendo a rischio il futuro dei cittadini e delle prossime generazioni, con misure che scommettono su energie obsolete e inquinanti.

Siamo convinti che la transizione energetica sia un portatore sano di vantaggi sociali, ambientali ed economici, che vada favorito e saputo accompagnare, non ostacolato. Siamo convinti che si debba investire su un modello fondato sulle rinnovabili e sull’efficienza energetica, sulla finanza verde, sull’incentivazione dei green jobs. Un modello che, proprio attraverso l’incentivazione e l’utilizzo delle rinnovabili, consente notevoli risparmi strutturali in bolletta.

Colpisce che nella Legge di Bilancio 2024 sia totalmente assente una strategia per uno sviluppo sostenibile di medio e lungo termine. Dei 24 miliardi di euro della manovra 2024, quasi 16 sono a carico delle future generazioni. Il tema della fiscalità ambientale è totalmente assente, mentre invece ci sarebbero ampie opportunità di trasformazione dei Sussidi ambientalmente dannosi (Sad) in Sussidi ambientalmente favorevoli (Saf) e così sostenere lo sforzo che il sistema economico deve compiere per realizzare una transizione ecologica “giusta”.

Il Decreto Energia approvato dalla Camera ha provocato il caos tra i circa dieci milioni di utenti domestici, la metà dei quali cosiddetti vulnerabili, e sancisce deroghe alle fossili con un ruolo significativo assegnato al gas e alla cattura e lo stoccaggio del carbonio. Di fatto, si propone di ottenere una presunta sicurezza energetica nazionale attraverso fonti obsolete dalle quali invece dovremmo affrancarci.

Un decreto sbagliato, che ripropone vecchi ingredienti come gli inceneritori, i rigassificatori, e che introduce criteri pericolosi per lo stoccaggio dei rifiuti nucleari, decidendo in pratica che il deposito venga realizzato in aree non idonee.

La verità è che a questo Governo manca del tutto una visione organica per un piano strategico nazionale coerente, in linea con le politiche del Green Deal europeo e in grado di portarci verso l’obiettivo della riduzione delle CO2 e della neutralità climatica.

Trovare la quadra tra la necessità di ridurre le emissioni, far fronte ai fenomeni meteorologici estremi, assicurarsi l’indipendenza energetica e garantire lo sviluppo economico e industriale non è cosa semplice, lo sappiamo. Se però non si fa nulla per favorire questo processo, il rischio è che, da climatica, la catastrofe diventi anche economica e sociale.

Le rinnovabili possono dare una risposta importante. Se anziché nelle fossili, i soldi pubblici venissero spesi in infrastrutture energetiche rinnovabili e interventi di efficientamento energetico si potrebbero risolvere strutturalmente, cioè a monte, i problemi che abbiamo, abbattere le bollette e combattere la crisi climatica.

Sviluppo sostenibile significa non solo vincere le sfide del futuro, ma anche creare nuova occupazione, dare nuove e concrete opportunità alle imprese e sostenerle in questo processo di transizione.

Imprese e cittadini sono il motore del nostro Paese e hanno bisogno di una nuova energia. Quella giusta.